Oggi, 10 ottobre 2024, è la Giornata Mondiale della Salute Mentale, un'occasione per riflettere sull'importanza del benessere psicologico e combattere lo stigma che ancora lo circonda.
In un mondo che corre sempre più veloce, dove le pressioni della vita quotidiana, sia sul lavoro che nella sfera personale, sembrano moltiplicarsi, la salute mentale è diventata una priorità fondamentale. Eppure, nonostante il suo ruolo cruciale spesso viene ignorata o non compresa a fondo.
Come mai esiste ancora uno stigma così radicato attorno alla salute mentale?
Le ragioni per cui molte persone evitano di rivolgersi a unə psicoterapeutə sono molteplici e spesso radicate in paure e pregiudizi. Una delle principali è la paura di essere giudicatə, un timore che scoraggia moltə ad aprirsi a un professionistə della salute mentale. A questo si aggiunge la spesa economica, spesso percepita come troppo onerosa, che si unisce a una generale diffidenza verso l'idea di raccontare i propri problemi a una persona sconosciutə. Inoltre, la terapia è spesso vista come qualcosa destinato solo a chi ha problemi molto gravi, con una forte associazione tra l’andare dallo psicologə e l’essere "mattə", alimentata dalla disinformazione.
Molte persone provano disagio all'idea di sentirsi giudicatə da un estraneə , rendendo ancora più difficile prendere la decisione di cercare aiuto. Le costruzioni sociali giocano un ruolo importante: c’è l'idea diffusa che solo chi ha seri problemi debba rivolgersi a uno psicologə, come se andare in terapia fosse una misura estrema. Questa convinzione, unita allo stigma che circonda la salute mentale, spinge molti a considerare la terapia come un’ultima risorsa, da utilizzare solo in casi estremi.
In questa giornata vogliamo, inoltre, mettere in risalto tutti gli stati d’animo che si affrontano nel pre e post Erasmus, con particolare attenzione alla nostra amica ansia. Un periodo di mobilità all’estero, qualunque esso sia, è un’esperienza indiscutibilmente forte che segna profondamente chi la vive. Tante sono le emozioni che accompagnano chi vuole intraprendere questa strada: eccitazione, gioia ma anche paura e ansia. La voglia di partire, di scoprire e vivere una nuova cultura coesiste con la paura di non essere abbastanza forte, intraprendente, apertə, di non essere all’altezza.
Quanto è importante essere capaci di riconoscere tutti questi stati d’animo e saperli gestire? La giornata mondiale della salute mentale punta i riflettori anche su questo. Il confronto e il dialogo con chi questa esperienza l’ha già vissuta è uno strumento utilissimo per capire che… è tutto normale! L’ansia prima della partenza è normale. Trovare un alloggio, parlare una lingua straniera, i contatti con le università, il viaggio, il nuovo stile di vita, una cultura diversa. Pensare a tutto questo è fondamentale, ma è importante ricordare che è possibile chiedere aiuto e che molti saranno disposti a darvelo. L’ansia all’inizio del periodo di mobilità è normale.
È proprio per questo che esiste il termine shock culturale per descrivere i sentimenti di ansia, smarrimento, disorientamento e confusione che, una persona prova a causa di un improvviso cambiamento dello stile di vita dovuto al trasferimento in un ambiente sociale e culturale differente, per esempio un Paese straniero. Prendetevi il vostro tempo, esplorate e ricordate che ci sono altri compagni di viaggio che provano proprio quello che provate voi, non siete soli.
Queste esperienze sono anche una grande opportunità per dedicare del tempo a sé stessi, per ascoltarsi e per superare i propri limiti, uscendo dalla famosa comfort zone . Esperienze che non avreste mai pensato di fare nel vostro paese di origine, persone con cui non avreste mai pensato di instaurare un’amicizia, abitudini che sembrano lontane anni luce dalla vostra solita vita. In questo contesto, anche le difficoltà che si possono incontrare diventano un modo per mettersi alla prova e allenare il proprio spirito di adattamento. Altrettanto normale sarà l’ansia prima di ritornare a casa. Ci si sente liberi, nel posto giusto. Si sente stretto il proprio paese di origine e d’altro canto si idealizza il paese ospitante. Come si può tornare alla vita “normale”? Come potrà combaciare con quello che si è diventati? Sarà tutto come prima? Questi dubbi sono più comuni di quanto si possa immaginare. Sarà normalissimo, inoltre, provare ansia appena tornati a casa.
Non a caso si parla di shock culturale inverso quando la fase di adattamento alla cultura di origine può causare gli stessi effetti descritti in precedenza con la differenza che queste sono le conseguenze psicologiche e psicosomatiche del processo di ri-adattamento alla cultura primaria. Ci si può sentire estranei pensando a quanto si è cresciuti e cambiati mentre “a casa” è tutto rimasto quasi congelato nel tempo.
Questa sindrome Erasmus è più che normale ed è anche per questo che esistono realtà come “ESN” - Erasmus Student Network che permettono proprio quel confronto e quel dialogo con altri studenti e studentesse per metabolizzare i cambiamenti e i conseguenti stati d’animo.
Ai luoghi comuni sull’andare in terapia citati nell’introduzione, se ne aggiungono altri che contribuiscono ad alimentare lo stigma radicatosi attorno all’argomento della salute mentale, come il fatto che avere un disagio psicologico possa essere un sintomo di debolezza, che “non ci vado dallo psicologo, mi basta parlare con lə miə migliore amicə”, oppure che le persone che soffrono di disturbi psichiatrici possano essere pericolose.
È di fondamentale importanza imparare a riconoscere che la salute non può più essere considerata solo come puro benessere fisico, non a caso esistono due diverse giornate mondiali dedicate alla salute, una che comprende in generale tutti i suoi aspetti e una che si focalizza proprio sulla salute mentale; da qui si evince che l’aspetto psicologico si inserisce in tutti quei fattori di benessere personali e sociali che ci consentono di vivere bene la nostra quotidianità e che lo stigma e i preconcetti che ancora circondano i disturbi mentali sono uno dei più grandi ostacoli per l’accesso alle cure.
Come fare, quindi, per contrastarli e promuovere una società nuova che dia priorità alla salute mentale tanta quanto ne dà alla salute fisica? Innanzitutto analizziamo alcuni dei principi che hanno portato all’istituzione della Giornata Mondiale della Salute Mentale:
· quasi un miliardo di persone al mondo convive con un disturbo mentale, facendo un rapido calcolo si tratta di circa una persona su otto
· le persone che hanno accesso a cure sono poche, ancora meno quelle che hanno accesso a cure di qualità
· molte condizioni non hanno ricevuto l’attenzione giusta dall’opinione pubblica e dalla società ed oggi non si vedono assegnata una priorità adeguata
· esiste uno stretto collegamento tra i grandi avvenimenti internazionali (es. guerre, crisi climatica, incertezza economica, tensioni geopolitiche…) e lo stato di benessere psicologico della comunità globale; lo abbiamo visto con il Covid e una correlata ampia diffusione di depressione e disturbi d’ansia, specie tra le generazioni più giovani
Secondo la Federazione Mondiale per la Salute Mentale (WFMH), la Giornata Mondiale della Salute Mentale ha come obiettivo “sollecitare la comunità internazionale a comprendere l’imminente necessità di una maggiore collaborazione tra governi, cittadini e pianificatori in modo che possano essere stabiliti processi efficaci per fornire servizi di salute mentale e benessere per l’intera popolazione globale.” Inoltre, lo slogan dell’edizione del 2023 della Giornata afferma che la salute mentale è un diritto umano universale.
I motivi per cui si ritiene urgente l’individuazione di un diritto alla salute mentale universale sono molti, in primis le criticità citate in precedenza, ma va fatto riferimento anche a come questo potrebbe rappresentare un primo passo per ridurre stigma, taboo e discriminazioni verso chi soffre di disturbi mentali; inoltre consentirebbe di stabilire obiettivi globali di salute mentale e benessere, in grado di allineare gli Stati nelle politiche di prevenzione e trattamento dei disturbi psicologici.
Per concludere, ci preme fare una piccola riflessione su quali sono i segnali a cui prestare attenzione, che possono farci capire che possiamo aver bisogno di aiuto con la nostra salute mentale: se hai difficoltà ad alzarti dal letto o ti senti sempre stancə, se eviti il confronto con persone o rimandi costantemente impegni, se hai difficoltà a concentrarti, se ti rendi conto di star perdendo interesse verso attività che normalmente ti piace fare, se quasi ogni giorno ti senti irritatə, giù di morale, solə, triste… allora potrebbe essere il caso di rivolgersi ad una figura di supporto professionista, anche solo per una chiacchierata e per un parere oggettivo e tecnico. Ricordati che, anche se non soffri di un disturbo psicologico, ognunə può mettere in atto piccoli, semplici comportamenti per migliorare la propria salute mentale e prendersi cura di se stessə.
Un articolo di Beatrice Stortoni, Maria Chiara Lentinio e Anastasia Donatelli


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