21 marzo: Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale

Il razzismo è un’ideologia basata sul presupposto che esistano “razze umane” biologicamente e storicamente superiori ad altre. E' un fenomeno che ha fondamenta sia culturali che pseudoscientifiche, ben radicato nella società odierna e costruito su determinate caratteristiche fisiche di un gruppo di persone. È alla base di politiche e atteggiamenti discriminatori, alle volte con conseguenze violente: si va infatti dall’ esclusione, alla segregazione fino all’apartheid, alla pulizia etnica e al genocidio.

Da ormai diciannove anni, il 21 marzo si celebra la Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale, istituita a ricordo del massacro di Sharpeville, (Sudafrica), durante il periodo dell’apartheid. La mattina del 21 marzo del 1960, la popolazione nera della città sudafricana stava manifestando pacificamente contro il "Urban Areas Act", un decreto governativo che imponeva loro di avere un lasciapassare per accedere alle zone riservate ai bianchi e concedeva tale permesso solo a chi aveva un lavoro regolare in quelle zone. Nonostante i vari tentativi di intimidazione la folla non demordeva. Alle 13.15 la polizia, composta solo da uomini bianchi, aprì il fuoco: uccisero 69 persone e oltre 180 furono ferite. Dopo 45 anni dal massacro, L’ONU istituì la Giornata.

Fortunatamente, ci sono stati grandi passi in avanti da allora: proprio in Sudafrica nel 1991 viene sancita la fine della segregrazione razziale conosciuta come ''Apartheid''; negli Stati Uniti è stata abolita nel 1964. Purtroppo però le conquiste “su carta” non si sono sempre concretizzate. 

Infatti, nonostante la segregazione razziale negli Stati Uniti sia finita negli anni sessanta, il razzismo sistematico è ancora parte integrante della cultura, della politica e del sistema giudiziario del Paese. Ci sono costanti esempi delle disparità sociali tra la popolazione bianca e la popolazione nera: in ambito sanitario le donne nere ed indigene hanno maggior probabilità di subire abusi fisici ed emotivi, vedersi negate i medicinali e di morire durante il parto. Inoltre, alcune ricerche dimostrano che la popolazione nera subisce sistematicamente condanne più severe e più lunghe. Il caso più evidente riguarda le violenze da parte della polizia: i dati raccolti dal sito Mapping Police Violence evidenziano come le persone nere hanno 3 volte più probabilità di essere uccise dalla polizia. Varie organizzazioni e movimenti sono nate negli anni per denunciare il sistema razzista americano, tra le più note Black Lives Matter. Le proteste esplose dopo la morte di George Floyd sono arrivate fino in Italia, dando inizio alle prime conversazioni sul razzismo.

Nel nostro Paese non si riesce a riconoscere la gravità del problema, come pervade i vari strati della società e i suoi effetti sulla popolazione nera in Italia. Esempi ci arrivano dal mondo dello sport con pallavolista Paola Egonu: la campionessa veneta, i cui genitori hanno origini nigeriane. Le é stato più volte chiesto di “provare la sua italianità”. Determinante il suo sfogo dopo la partita dei mondiali della nazionale italiana contro quella statunitense: “Mi hanno chiesto anche se fossi italiana…questa è la mia ultima partita in Nazionale, sono stanca. Non puoi capire. Vinciamo grazie a me, ma soprattutto quando si perde è sempre colpa mia.” Esempi ci arrivano anche e soprattutto dalla vita quotidiana: è successo a Mouna Bour, modenese di origini marocchine a cui è stato negato il contratto d’affitto: “Non affitto il mio appartamento agli africani”, è la mail con la quale è stata liquidata.  “Non toccarmi che mi attacchi le malattie” è invece la frase che si è sentito dire il dottor Andi Nganso durante il suo turno al pronto soccorso di Lignano, in Friuli Venezia Giulia. 

Queste sono solo alcune delle testimonianze di episodi razzisti vissuti da cittadini italiani colpevoli di avere un colore della pelle diverso, e ritenuto talvolta "sbagliato'". Il razzismo nel nostro Paese è vivo, meno visibile di quello americano ma non per questo meno presente. Per questo è necessario informarsi, ascoltare chi prima di tutto subisce la violenza del razzismo: da chi passa attraverso battute, fino ad arrivare ad abusi fisici.  Dobbiamo prendere una posizione decisa contro le dottrine e le pratiche del razzismo, impegnandoci attivamente per contrastarle.

Non basta astenersi dal comportamento razzista; è essenziale essere attivamente antirazzisti. 

Lisia Petrini